Un inibitore di ANG2 è in grado di ridurre la formazione di vasi sanguigni tumorali, principali causa di metastasi, ritardando o addirittura arrestando la crescita dei tumori


Uno studio ha dimostrato che bloccare la formazione dei vasi sanguigni tumorali con un nuovo inibitore specifico arresta la crescita dei tumori e previene le metastasi.
Lo studio, coordinato da Michele De Palma, del San Raffaele e da Luigi Naldini, dell’Istituto San Raffaele-Telethon per la Terapia Genica, è stato pubblicato sulla rivista Cancer Cell.

Diversi inibitori dell’angiogenesi ( processo di formazione di nuovi vasi sanguigni nei tumori ) sono in uso nella pratica clinica contro alcuni tumori solidi: il capostipite di questi farmaci, Bevacizumab ( Avastin ), inibisce l’angiogenesi tumorale contrastando il VEGF ( Vascular Endothelial Growth Factor ), una molecola essenziale per lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni. Per poter crescere, i tumori producono grandi quantità di VEGF e così stimolano la produzione di nuovi vasi sanguigni, che forniscono ossigeno e nutrienti alle cellule del tumore in attiva crescita.

Studi recenti realizzati sui modelli tumorali sperimentali hanno mostrato che alcuni inibitori dell’angiogenesi tumorale inducono resistenza al trattamento: a breve tempo dall’inizio del trattamento, alcuni tumori non reagiscono più all’inbizione di VEGF, e la formazione di nuovi vasi sanguigni riprende sfruttando altre molecole, sempre prodotte dal tumore, che stimolano l’angiogenesi.

Lo studio realizzato dai ricercatori del San Raffaele ha dimostrato che l’angiopoietina-2 ( ANG2 ), una molecola prodotta dai tumori, rappresenta un potente stimolo alla formazione di vasi sanguigni in diversi tipi di tumore sperimentale.
La ricerca ha poi mostrato che l’attività pro-angiogenica di ANG2 può essere bloccata efficacemente mediante un nuovo inibitore specifico ( anticorpo monoclonale ).
L’inibizione di ANG2 riduce notevolmente la formazione dei vasi tumorali e conseguentemente ritarda, e in alcuni casi, arresta la crescita dei tumori.

L’importanza della scoperta sta nell’aver dimostrato che l’inibizione di ANG2 non induce resistenza al trattamento, anche a seguito di trattamenti prolungati nel tempo o in tumori che normalmente sviluppano resistenza all’inibizione di VEGF, limitando così la più insidiosa conseguenza del tumore: le metastasi.

I ricercatori hanno osservato che ANG2, oltre a favorire direttamente la crescita dei vasi sanguigni tumorali, stimola l’attività di un particolare tipo di cellule derivate dal sangue, le cellule TEM, identificate dagli stessi ricercatori del San Raffaele diversi anni fa.

Le cellule TEM ( TIE2-expressing macrophages ) sono cellule del sangue della famiglia dei macrofagi che favoriscono la crescita dei vasi sanguigni durante lo sviluppo dell’organismo o la riparazione delle ferite, quindi in normali processi fisiologici.
I tumori hanno imparato a sfruttare queste cellule a proprio vantaggio. Già nelle primissime fasi di crescita, il tumore recluta dal circolo sanguigno le cellule TEM che, una volta nel tumore, ne favoriscono la crescita.

La nuova ricerca ha messo in luce che le cellule TEM, che presentano sulla loro superficie il recettore per ANG2, chiamato TIE2, necessitano proprio di ANG2 prodotta dal tumore per poter promuovere la crescita.
A seguito dell’inibizione di ANG2, le cellule TEM perdono l’abilità di associarsi ai vasi sanguigni e questo ne indebolisce l’attività.

È probabile che le cellule TEM siano responsabili dell’insorgenza di resistenza al trattamento con altri inibitori dell’angiogenesi. Infatti, queste cellule aumentano in modo considerevole nei tumori a seguito di diverse forme di terapia che bersagliano i vasi tumorali.
L’elevato numero di cellule TEM nei tumori trattati fornisce un aumentato supporto all’angiogenesi, una forma di protezione, che riesce a contrastare gli effetti effetti benefici della terapia anti-angiogenica.
Lo studio pubblicato su Cancer Cell ha dimostrato che, in assenza di ANG2 o del recettore TIE2, le cellule TEM non sono in grado di svolgere la funzione di supporto e i vasi sanguigni regrediscono. Da qui l’assenza di resistenza a questo tipo di terapia anti-angiogenica.

La nuova ricerca ha dimostrato che l’inibizione selettiva di ANG2 può quindi fornire una doppia arma nei confronti del tumore: inibire i vasi sanguigni e allo stesso tempo indebolire l’attività delle cellule TEM che ne promuovono la formazione.
Questo risultato si traduce nell’inibizione a lungo termine dei tumori sperimentali e delle loro metastasi a siti distanti. ( Xagena_2011 )

Fonte: Ospedale San Raffaele di Milano, 2011

Xagena_Medicina_2011