Medulloblastoma, una forma grave di tumore cerebrale che colpisce i bambini
Ricercatori, guidati da Francesco Salvatore del Centro di Ricerca CEINGE - Biotecnologie avanzate, hanno individuato per la prima volta un microRna che agisce fermando la diffusione delle cellule staminali tumorali e, quindi, la formazione delle metastasi.
Lo studio, condotto da Massimo Zollo della Facoltà di Scienze Biotecnologiche dell'Università Federico II di Napoli, ha riguardato in modo particolare il medulloblastoma, una forma grave di tumore cerebrale che colpisce i bambini, il più diffuso tra i tumori pediatrici del sistema nervoso.
Il medulloblastoma è un tumore del cervelletto che si sviluppa nei bambini nei primi anni di vita, ed è scatenato da eventi genetici molecolari.
È fortemente metastatico e ha una peculiarità: è noto che in queste forme tumorali l'aggressività e la ricorrenza anche dopo cure invasive siano dovute principalmente alla presenza di cellule staminali tumorali.
I ricercatori del CEINGE hanno dimostrato per la prima volta che un microRna controlla negativamente la formazione e il mantenimento delle cellule tumorali staminali del sistema nervoso. Un microRna messaggero che nel medulloblastoma ha la caratteristica di inibire la formazione delle metastasi interrompendo il processo di diffusione delle cellule staminali tumorali, potrebbe in futuro potrebbe diventare una terapia da affiancare a quelle già disponibili.
Un terzo dei piccoli pazienti affetti da medulloblastoma risulta incurabile. I due terzi vengono sottoposti a terapie estremamente invasive, che possono significativamente danneggiare la vita degli ammalati.
La presenza del microRna nel tumore ha un potere prima di tutto diagnostico perché identifica i pazienti che hanno un basso rischio di metastasi.
Inoltre si può proporre in futuro, in combinazione con interventi chirurgici, di radioterapia e di chemioterapia, per colpire le cellule staminali tumorali.
Dalle dimostrazioni in vitro, i ricercatori sono passati alla validazione dell'effetto terapeutico nei topi attraverso studi di xenotrapianto di cellule tumorali umane nei topi stessi. ( Xagena_2010 )
Fonte: Università di Napoli, 2010
Xagena_Medicina_2010