La combinazione immunoterapica Nivolumab e Ipilimumab nel trattamento del tumore del polmone, rene, del melanoma e di altri tumori
Una metanalisi, coordinata dall’Università La Sapienza di Roma e pubblicata su Journal of Translational Medicine, ha valutato la combinazione di Nivolumab e Ipilimumab attraverso i dati di 7 studi, condotti fra il 2010 e il 2020, su più di 2.420 pazienti colpiti da melanoma, cancro al polmone a piccole cellule e non-a-piccole cellule, cancro della vescica, tumore gastrico, sarcoma, mesotelioma.
La combinazione di Nivolumab e Ipilimumab ha dimostrato un’efficacia agnostica, cioè trasversale e al di là del tipo di cancro.
In particolare ha incrementato le risposte del 68% e ha ridotto il rischio di progressione della malattia del 20% e di morte del 13% rispetto alla monoterapia con solo Nivolumab.
Singoli studi hanno inoltre evidenziato che, grazie alla combinazione di Nivolumab e Ipilimumab, è possibile ottenere una sopravvivenza a lungo termine in diversi tipi di tumore particolarmente difficili da trattare in fase avanzata, come quelli del polmone ( circa 40.880 nuovi casi stimati in Italia nel 2020 ), del rene ( 13.520 ), il melanoma ( 14.900 ) e il mesotelioma ( 1.900 ).
Ad oggi la combinazione Nivolumab - Ipilimumab ha dimostrato e sta dimostrando efficacia in diversi tipi di tumori e ha ricevuto l’approvazione europea nel trattamento in prima linea del melanoma avanzato, nel trattamento in prima linea del carcinoma a cellule renali avanzato a rischio intermedio / sfavorevole e, in associazione con due cicli di chemioterapia a base di Platino, nel trattamento in prima linea del tumore del polmone non-a-piccole cellule metastatico ( NSCLC ) senza mutazione EGFR e ALK.
Tumore al polmone
Per i pazienti colpiti dalla forma più comune di carcinoma del polmone, quella non-a-piccole cellule, la combinazione di Nivolumab e Ipilimumab associata a cicli limitati di chemioterapia, cioè due invece dei classici 4-6, ha evidenziato un netto vantaggio in termini di sopravvivenza globale rispetto alla sola chemioterapia. Lo dimostra lo studio di fase 3 CheckMate -9LA su più di 700 pazienti.
Il tumore del polmone è particolarmente difficile da trattare, perché circa il 70% dei casi è scoperto in fase avanzata.
La duplice terapia immuno-oncologica, costituita da Nivolumab più Ipilimumab, in associazione con due cicli di chemioterapia, in prima linea nel tumore metastatico, ha ridotto il rischio di morte del 31% rispetto alla sola chemioterapia. La sopravvivenza a 1 anno ha raggiunto il 63% rispetto al 47% con la sola chemioterapia.
L’ulteriore vantaggio di questo schema terapeutico è rappresentato dall’utilizzo di cicli limitati di chemioterapia. Nello studio CheckMate -9LA, sono stati somministrati solo due cicli di chemioterapia, che equivalgono a 21 giorni di trattamento, perché la distanza fra i cicli è di tre settimane. Così vengono ridotti sia i tempi che le tossicità della chemioterapia, con notevoli vantaggi psicologici per il paziente.
Tumore al rene
Anche una percentuale importante dei casi di cancro del rene è scoperta in fase avanzata o metastatica.
Il 30% dei pazienti arriva alla diagnosi già in stadio avanzato e, in un terzo, la malattia può recidivare in forma metastatica dopo l’intervento chirurgico.
Fino a 5 anni fa, solo poco più del 10% dei pazienti con tumore del rene avanzato era vivo a un quinquennio dalla diagnosi.
Oggi invece, grazie alle nuove terapie, più della metà è vivo a 4 anni.
CheckMate -214 è uno studio di fase 3, randomizzato, che ha valutato, in prima linea, la combinazione di Nivolumab e Ipilimumab rispetto allo standard di cura costituito da Sunitinib, su oltre 1.000 pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato, la forma più frequente di tumore del rene.
In tutti i pazienti randomizzati, i tassi di sopravvivenza globale a quattro anni sono stati pari al 53.4% con Nivolumab e Ipilimumab rispetto al 43.3% con Sunitinib.
Sulla base di questi risultati, la combinazione è stata approvata dall’Agenzia regolatoria europea, EMA, nel trattamento in prima linea dei pazienti adulti con carcinoma a cellule renali avanzato a rischio intermedio / sfavorevole.
Melanoma
In un anno i nuovi casi di melanoma, in Italia, sono aumentati del 20%, da 12.300 nel 2019 a quasi 14.900 nel 2020.
Nessun’altra neoplasia ha fatto registrare un incremento così elevato negli ultimi 12 mesi.
Se individuato precocemente ed eliminato con una corretta asportazione chirurgica durante la fase iniziale, il melanoma è del tutto guaribile.
Una parte delle diagnosi avviene già in fase avanzata o evolve in questo stadio progressivamente.
EMA ha approvato la combinazione di Nivolumab e di Ipilimumab per il trattamento in prima linea del melanoma avanzato ( non-resecabile o metastatico ).
L'approvazione si è basata sui risultati dello studio di fase III, CheckMate -067, che ha coinvolto 945 pazienti: la combinazione ha mostrato una sopravvivenza a 5 anni del 52%. Prima dell’introduzione dell’immuno-oncologia, questa percentuale non superava il 5%.
Mesotelioma
Anche nel mesotelioma, un tumore raro con un fortissimo legame all’esposizione professionale alle fibre di asbesto, la combinazione di molecole immuno-oncologiche ha evidenziato risultati importanti.
Nello studio di fase III CheckMate -743 che ha coinvolto 605 pazienti, a un follow up minimo di 22 mesi, il trattamento con Nivolumab e Ipilimumab ha ridotto il rischio di morte del 26%, dimostrando una sopravvivenza globale mediana di 18.1 mesi rispetto a 14.1 mesi con la chemioterapia. ( Xagena_2021 )
Fonte: Bristol Myers Squibb ( BMS ), 2021
Xagena_Medicina_2021