Carcinoma al polmone non a piccole cellule: il 70% dei pazienti trattato con Keytruda è vivo a un anno dall'inizio del trattamento
Il tumore del polmone è la terza neoplasia più frequente in Italia, con oltre 41mila nuovi casi registrati nel 2016.
Gli avanzamenti nella ricerca farmacologica hanno cambiato, dopo più di 40 anni, lo standard di cura in questo tumore in stadio avanzato in prima linea, finora rappresentato dalla chemioterapia.
I pazienti colpiti da carcinoma al polmone non-a-piccole cellule in fase avanzata che esprimono PD-L1 possono essere trattati con Keytruda ( Pembrolizumab ), una nuova immunoterapia.
L’Agenzia italiana del Farmaco ( AIFA ) ) ha autorizzato l'impiego di Keytruda non solo in prima linea ma anche in pazienti con tumore al polmone non-a-piccole cellule già trattati con la chemioterapia.
Lo studio che ha condotto all’approvazione di Keytruda in prima linea ha dimostrato che a 1 anno il 70% dei pazienti trattati con Pembrolizumab è vivo contro circa il 50% sottoposti a chemioterapia.
E' stato riscontrato un 40% di riduzione del rischio di mortalità e un 50% di riduzione del rischio di progressione della malattia nei pazienti trattati con Pembrolizumab, ed è risultata triplicata la sopravvivenza libera da progressione di malattia che, a 1 anno, ha raggiunto il 48% rispetto al 15% con chemioterapia.
Pembrolizumab è l’unico farmaco immuno-oncologico basato sulla definizione di un biomarcatore, PD-L1, che permette di optare per un trattamento mirato.
In base cioè al livello di espressione di PD-L1 può essere utilizzata l’immuno-oncologia nel modo più efficace.
In particolare il 75% dei pazienti con istotipo non-squamoso e tutti quelli con istotipo squamoso in fase metastatica, che oggi in prima linea sono trattati con chemioterapia, potranno trarre importanti benefici dall’immuno-oncologia se rispondono a determinati criteri.
È stato infatti dimostrato che Pembrolizumab è più efficace della chemioterapia tradizionale quando un biomarcatore, la proteina PD-L1, è espresso a livelli elevati, in misura uguale o superiore al 50% delle cellule tumorali.
L’immuno-oncologia rappresenta una opzione importante anche in seconda linea, quindi nel caso in cui la malattia sia in progressione dopo la chemioterapia.
E' stato dimostrato che Pembrolizumab è superiore alla chemioterapia tradizionale usata in seconda linea quando il tumore esprime livelli di PD-L1 uguali o superiori all’1%. Quindi il farmaco funziona anche in condizioni di minore espressione di questo bersaglio molecolare.
Negli ultimi anni è cambiato il quadro epidemiologico del tumore del polmone in Italia. Tra il 1999 e il 2011 l’incidenza di questa neoplasia è diminuita del 20.4% tra gli uomini mentre è aumentata del 34% nelle donne.
Un fenomeno strettamente legato all’abitudine al fumo di sigaretta che sta diventando sempre più un vizio femminile: il 23% delle italiane è fumatore abituale. ( Xagena_2017 )
Fonte: MSD, 2017
Xagena_Medicina_2017